NINO FAZIO

Nino Fazio, è l'amico che più mi manca. Un uomo che ha saputo incarnare in sè, nella sua ancor breve vita, i valori della condivisione umana, della mitezza, della stima, dell'integrità morale, del rispetto, del disinteressato slancio verso ogni cosa o pensiero che in questi anni ci ha accomunato; verso ogni idea o progetto che abbiamo carezzato o inseguito insieme. Non c'è stata realizzazione o evento, dall'anno in cui l'ho conosciuto, che non si sia avvalsa di un suo costante, fattivo e operoso contributo di fratellanza ideale, di assonanza di intenti, di afflato affettuoso.

Molte sono le intuizioni che sono ancor oggi debitrici alla sua capacità creativa, alla sua paziente ricerca, alla sua ostinata forza nel perseguire un traguardo, pur semplice che fosse. Il tutto con il solo fine di una consolante, appagata, quasi infantile gioia liberatrice, a conclusione d'ogni anche esile meta raggiunta.

E molti sono gli episodi o le immagini con cui mi piacerebbe raccontarlo. Come di quel mattino ad Isnello, che c'era la neve. Eravamo partiti all'alba dalla città, sfidando le strade quasi già impraticabili. Arrivando in paese dovetti pressochè abbracciarlo, istante per istante, tra gli orti, i vicoli, i cortili, le discese; così che non cadesse, lui con la sua telecamera, sui ciottoli coperti di bianco e non perdesse il frammento, il carpe diem d'ogni sua inquadratura. Felice, con il suo fiato caldo a sferzare il gelo sottile che giungeva fin lì dalla candida e quieta schiera delle Madonie.

Quel fiato. Una boccata pura. Una scheggia di nuvola dispersa tra il suo sguardo.
Non ti dimenticherò, Nino.