Sono molti i luoghi della nostra Sicilia, anche quelli più remoti e nascosti, che hanno saputo creare per sè, nel corso dei loro eventi di storia, le trame di un proprio ben definito cromosoma culturale: una sorta di Dna naturale, scaturito dal dipanarsi delle proprie vicende sociali e religiose.
Isnello è uno di essi. Quattro anime di case, sopra una rocca di euforbie e ginestre; con un fiume pietroso al suo grembo, esile e profondo nel suo solco tracciato dai millenni. Con i suoi tetti, le sue chiese, le sue feste. Ed a ogni festa di Santo, la sua Frottola.
Non c'è paese o centro, sotto il cielo della nostra Sicilia o del mondo, che possegga una tradizione di tal genere, che si avvalga di una così unica e peculiare espressione etnica e artistica in cui convergono, per mezzo di un disegno lieve e mirabile, momenti di musica sacra, ora colta, ora quasi popolare, e scene policrome di riti processionali inneggianti alla fede e ai doni della terra.
Sono numerose le frottole di Isnello, tante quante le Feste che si celebrano in paese entro lo scorrere dell'anno. Esse costituiscono esemplarmente un complesso e fantasioso ricamo di canti ed inni sacri, con tanto di orchestrazione e strumentazione, scritti lungo l'arco di oltre due secoli da alcuni tra i principali compositori siciliani su commissione delle varie congregazioni e confraternite religiose esistenti presso le tante chiese della piccola cittadina madonita.
Questo suo nome, una sdrucciola rapida, dal tetico incedere, lo abbiamo appreso tutti noi già da bambini, imparando in breve ad associarlo al senso stesso ed al clima di una festosità pura e ridente, egualmente divisa tra la lieta devozione della gente e il sereno e molteplice fluire dei suoni: lo sparo dei mortaretti, l'incalzare lieto delle campane, le armoniche baraonde di flauti e clarini. Il tutto in un tripudio di palii innalzati verso il cielo. Ma , sopra ogni cosa, le frottole sono state da sempre, un gaio, fervente preludio, una sorta di preparazione musicale itinerante, ogni volta, alla grande processione della sera, a cui partecipa con ben più profonda intensità d'animo, il popolo di Isnello.
Non c'è ragazzino di oggi o di allora che nella frottola non si sia trovato in qualche modo a far da protagonista; vuoi come portatore di uno prezioso stendardo dal tessuto di damasco o come sorreggente lo spartito dei musicanti, impegnati e costernati lungo le vie tra le impervie semicrome di un Allegro.
Alla luce di ciò, il reale significato di frottola, nella tradizione isnellese, non attinge quindi tanto propriamente alle omonime forme musicali profane sorte in Italia intorno alla fine del '400, quanto piuttosto alla sua accezione più strettamente etimologica. Il termine, infatti, deriva dalla parola frotta (in francese, frotte) che vuol dire, appunto, folla in movimento. Ma potrebbe anche provenire dal neolatino frocta, ossia miscellanea o congerie di elementi diversi.
Tuttavia, addentandoci per un attimo di più, oggi, sulla entità di quelle musiche quattro e cinquecentesche, andremmo forse a scoprire ed individuare un esile e affascinante legame tra quelle e le nostre frottole. Ossia sul fatto che esse, in epoca pre e rinascimentale servirono, al culmine della loro ascesa, anche da prologo e da epilogo alle sacre rappresentazioni, all'epoca molto fiorenti, fino a mutare se stesse in forma di laudi spirituali, secondo una pratica di contaminazione assai diffusa in quel tempo.
Di là da questo, ci piace riportare lo splendido paragrafo di Cristoforo Grisanti, il nostro più illustre studioso di tradizioni, che nel suo volume Folklore di Isnello, autentico libro guida dell'etno antropologia siciliana, molto ci dice sulla sfarzosità e sui fasto delle frottole a Isnello nell' 800 : "Precedono i tamburini in zimarre bianche e cappelli gallonati d'oro, poi gli stendardi maggiori portati dai provetti. Indi gli stendardi minori, la banda musicale, l'orchestra, i cantori e spesso cori di giovanetti in forma di angioli che qua e là cantano l'inno di occasione. In fine la bara con il santo di turno, cui segue grande frotta di popolo donde il nome di frottula a questa processioneÉ"
Le Frottole di Isnello sono sopravvissute negli anni, pur nella loro riduzione strumentale, per merito soprattutto dei maestri e dei suonatori via via succedutisi in seno alla Banda musicale cittadina. Attraverso una necessaria e indispensabile opera di rivisitazione, già dal 1995 poco alla volta si è intrapreso un ben preciso e determinato percorso teso al loro recupero e alla loro valorizzazione. Nel riscoprirne e adattarne le versioni vocali pressochè dimenticate, e nell'atto di ricondurle conseguentemente alla loro primaria concezione esecutiva, si è proseguito a tessere e a consolidare, con l'imprescindibile apporto della gente di Isnello, l'obiettivo di una sempre maggiore conoscenza e divulgazione di questo straordinario repertorio, così da assurgere ad una sua propria, ritrovata dimensione culturale e finalmente liberato da un quasi irredimibile oblio durato oltre mezzo secolo.
Ci piace, da queste pagine web, poter avanzare il desiderio che gli Inni Sacri di Isnello, le frottole, appunto, queste rare e preziose tradizioni d'arte possano echeggiare ancora a lungo a Isnello e altrove. Non già per i contenuti storico -musicali che racchiudono di per sè, quanto invece per i profondi significati di fede e devozione popolare che profondamente vi si specchiano.
Poichè, nella sua essenza, la frottola altro non è che un inno gioioso di lode verso Dio, da suonare ogni volta, nel cuore di un meriggio: da cantare ed affermare in ogni angolo di strada. Con la gente che scende dalle case, dai cortili, dalle vie; in frotta festosa, ad ascoltare.
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Frottola al SS.Crocifisso
Frottola al SS.Sacramento
Frottola alla Madonna del Carmelo
Frottola a San Nicola
Frottola alla Santa Croce
Frottola all'Immacolata
Frottola a San Giovanni Bosco
Frottola a San Giuseppe
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