Mons. FRANCESCO SGALAMBRO
Vescovo di Cefalù



Rivivo così, intensamente, quanto quella sera, ad Isnello, ho vissuto durante la proiezione di Canto di Maggio del Maestro Antonio Sottile: la bellezza di un'arte che ti viene incontro con discrezione, dolcemente, ma non ti lascia indifferente, anzi ti attrae in modo irresistibile, e tu sei subito contento di lasciarti conquistare e di farti trascinare nel susseguirsi armonico di immagini, musica, canti e silenzi. Al centro c'è semplicemente una festa paesana preparata e vissuta nella fedeltà alla tradizione fino nei più piccoli particolari, gioiosamente trasmessi ed accolti da una generazione all'altra, da un secolo all'altro. Anche lo stile del racconto è sobrio. C'è, evidente, la volontà di nascondersi e lasciar parlare solo quanto viene offerto nelle immagini e nelle testimonianze presentate. E bisogna dire che, in questo modo, tutto acquista una sua straordinaria eloquenza, potente ed incisiva. Sono profondamente grato, perciò, all'Autore e a quanti, tra le Istituzioni Pubbliche civili, militari, religiose, e tra gli stessi semplici cittadini, lo hanno sostenuto e aiutato nei modi più diversi. Canto di Maggio è un dono eccezionale perchè risplende dell'autentica bellezza dell'arte e perchè questo splendore, pur nella semplicità dello stile e del "soggetto" e, forse proprio per questo, rende pressante e incisivo un triplice messaggio. Il primo è un messaggio di cultura e di promozione di sviluppo. Il lungometraggio, infatti, presenta ed offre il fascino delle Madonie, con il tesoro incomparabile della sua stupenda natura, della storia ed arte della sua gente, con la forza dolcemente penetrante delle tradizioni e delle sue feste, e, in virtù di ciò, occasione possibile di lavoro e di sviluppo e speranza di piena vittoria sulla piaga della disoccupazione. Per me, in questi due anni di servizio come Vescovo di Cefalù, questo è un messaggio atteso e desiderato. Il secondo è un messaggio di umanità. E' l'invito possente ad essere attenti all'uomo e il suo mondo, a conoscerlo, contemplarlo e stimarlo nella sua integrità, con speranze, fatiche, dolori, ma anche nelle piccole cose della sua quotidianità, nel linguaggio dei suoi gesti ed atteggiamenti, nei legami di famiglia e amicizia, nel vivere insieme, nei riti, nei canti, nelle musiche, e nelle gioie delle sue festeÉ Benvenuto perciò questo richiamo, rapido e discreto, alle infinite ricchezze espressive del mondo umano, ai suoi autentici valori e alla sua poesia. Il terzo ed ultimo messaggio è, in realtà, quello che è nello stesso tempo alla radice e al vertice di quanto è espresso in Canto di Maggio: la sua spiegazione nella fede accolta e vissuta dalle generazioni nei secoli. E' l'amore del Cristo Crocifisso, annunciato, contemplato, accolto e vissuto. Questo è il senso e l'intento della Festa del SS. Crocifisso, ma tutto è vissuto non nell'elevata contemplazione dei mistici o nella fredda ricerca teologica: è vissuto nell'anima e nell'esperienza del Popolo credente, con i suoi limiti, ma anche con tutta la forza della sua fede ingenua e generosa. Quanto a noi, nella radiosa certezza che Dio ci ama, è nostro compito alimentare e sostenere questa fedeltà al Cristo Crocifisso, dedicandovi attenzione, interesse, energie, risorse, tempo, sacrifici, entusiasmo, per mezzo di quella forza sovrumana che i credenti chiamano grazia, che sola penetra nell'intimo dei cuori, vincendo resistenze, ostinazione, indifferenza, diffidenze e l'immancabile stanchezza dell'abitudine. Alla mia gratitudine al Maestro Antonio Sottile voglio perciò aggiungere, come Vescovo, un fervido augurio: quello della più larga diffusione di Canto di Maggio nella nostra Sicilia, in Italia e fuori, e che possa suscitare ed incoraggiare attenzione ed interesse per tutti gli autentici valori umani e per l'inesauribile, divina, fecondità della presenza del Cristo nella storia e nella vita dei popoli.

Mons. Francesco Sgalambro, Vescovo di Cefalù