Mo. CARMELO CARUSO
Direttore del Conservatorio di Palermo



Il filo conduttore, il leit-motiv ideale, che accomuna tutti gli elementi visivi e musicali di Canto di Maggio, il lavoro voluto e ideato da Antonio Sottile, è l'armonia. L'armonia dell'assoluta assonanza, affidata ad ogni immagine, con le pagine in musica di ogni partitura; in cui a ciascun suono è dato in consegna un volto, un luogo, un'emozione: qualsiasi cosa che possa comunque narrare la vicenda semplice, i gesti, la vita di un paese. L'armonia della natura, per mezzo del dialogo dolce e perpetuo dell'acqua, con le progressioni modulanti del Largo di Vivaldi, nel suo Concerto per violino; il Maestoso dell'aquila reale, e il suo librarsi imperioso sul Fa maggiore del Preludio di Mascagni; i fili d'erba e il loro flebile ondeggiare tra i ciottoli, sulla quieta mestizia di un accordo in pianissimo degli archi nel celeberrimo Intermezzo. E così via. Ma è anche l'armonia degli sguardi, dei pensieri, dei sorrisi, che lega la diversità degli animi in un unico disegno, in un unico afflato. Dove l'apparire di un musico in alta uniforme, ben si accosta alla posa di un uomo di campagna, con il viso segnato dal sole e dalle rughe. L'armonia della musica stessa, poi. Con l'alternarsi incessante delle voci bianche alla banda del paese, alla gloriosa fanfara dell'Arma, in mezzo a un frastuono di grida e di campane. Fino a quel brano sublime, riportato al suo primario incanto, alla sua antica dignità esecutiva, ascoltato dalla gente innanzi alla luce giallorosa del tramonto. Ed ancora l'armonia della poesia. Dei versi declamati in dialetto dai vecchi e dai bambini, insieme a quegli altri, di raro splendore, giunti dalla voce dell'attore famoso. L'armonia della fede, infine. Laudate, Introitus, Santa Jurnata, segni di una sacralità dipinta sulle tele dell'arte somma e colta, svelata nei colori di una tradizione candida e innocente, tra preghiere, edicole di santi, stendardi innalzati verso il cielo. Nulla può avvicinarci a Dio più della Musica, qualcuno ha scritto. Noi ci uniamo a questo pensiero, insieme all'ascesa del Crocifisso tra i vicoli di Isnello, e all'implorante, cromatico respiro dell'Inneggiamo al Signore conclusivo. In nome di una coralità spirituale che pervada sempre più il nostro cuore.

Maestro Carmelo Caruso, Direttore del Conservatorio di Musica "V. Bellini" di Palermo